Disagio giovanile: la famiglia tra responsabilità e resilienza. Analisi e spunti dal Convegno di Lecce
Indice - Introduzione - Il contesto: il XVIII Convegno di Endocrinologia, Andrologia e Riproduzione di Lecce - Il report sugli studenti padovani: una fotografia del disagio giovanile - La separazione dei genitori e il suo impatto sui figli - Supporto psicologico: risposte crescenti a bisogni irrisolti - L’uso di psicofarmaci tra gli adolescenti: cause e conseguenze - Rapporti sessuali precoci: la correlazione con il contesto familiare - Il ruolo percepito del padre nell’esperienza adolescenziale - Il ruolo degli adulti: competenza educativa e bisogno di dire “no” - Proposte, prevenzione e strategie di intervento - Conclusione: ripartire dalla famiglia consapevole
Introduzione Nel cuore del dibattito sul disagio giovanile si situa una domanda tanto antica quanto attuale: **quanto incide la famiglia nel benessere o nella sofferenza delle nuove generazioni?** Un quesito che trova nuove risposte alla luce dei dati presentati durante il XVIII Convegno di Endocrinologia, Andrologia e Riproduzione, tenutosi a Lecce lo scorso maggio. I risultati di uno studio condotto su ben 4000 studenti padovani scuotono le coscienze e richiamano l’attenzione su temi cruciali come il **ruolo degli adulti**, la fragilità dei modelli educativi e la necessità di un autentico supporto affettivo nelle famiglie contemporanee.
Il contesto: il XVIII Convegno di Endocrinologia, Andrologia e Riproduzione di Lecce Il Convegno di Lecce rappresenta da anni un crocevia essenziale per il confronto tra esperti, educatori e operatori sanitari sui temi della crescita e della salute dei giovani. L’edizione 2025 ha avuto un focus particolare sull’esplosione del disagio giovanile e sull’**influenza della famiglia** come chiave interpretativa e, potenzialmente, terapeutica.
Uno dei momenti più significativi dell’evento si è rivelato la presentazione del ricco report padovano. Esso ha permesso di muovere da dati quantitativi solidi per imbastire una riflessione ad ampio raggio sulle dinamiche familiari e sociali che alimentano l’insicurezza, l’ansia, l’isolamento o, in casi più gravi, l’abuso di sostanze psicotrope tra gli adolescenti.
Il report sugli studenti padovani: una fotografia del disagio giovanile
Tra le evidenze emerse dal “Report disagio giovanile studenti Padova”, spiccano numeri che, dietro la loro apparente asetticità, narrano storie di difficoltà. Il 42% dei figli di genitori separati ha dichiarato di aver richiesto supporto psicologico almeno una volta. Un dato che supera stabilmente la media nazionale e che evidenzia una correlazione forte tra la fine dell’unità familiare e il bisogno di aiuto specialistico tra i minorenni e i giovani adulti.
Si è inoltre osservato che il rischio di avvio all’uso di psicofarmaci è decisamente più elevato nei ragazzi provenienti da famiglie divise, con una percentuale superiore rispetto ai coetanei cresciuti in contesti familiari stabili. Non meno significativa l’età media del primo rapporto sessuale, risultata marcatamente più bassa negli adolescenti cresciuti in famiglie caratterizzate da conflitti o disfunzioni.
Un altro aspetto di rilievo è rappresentato dalla figura paterna: il padre risulta percepito come indifferente due o tre volte più spesso dai figli di genitori separati, rispetto a coloro che vivono con entrambi i genitori.
Il quadro delineato interpella direttamente il ruolo di mamma e papà, la loro presenza reale o simbolica, così come la capacità degli adulti di assumersi una funzione guida – e non solo di controllo – nella crescita dei giovani.
La separazione dei genitori e il suo impatto sui figli
Quando si parla di disagio giovanile, la questione della separazione genitori-figli si impone come una delle principali cause di vulnerabilità. La famiglia, in quanto primo nucleo di socializzazione ed educazione, svolge una funzione protettiva fondamentale nei processi di sviluppo dell’identità.
Tuttavia, conflitti protratti, separazioni traumatiche e contesti relazionali carenti di comunicazione autentica rischiano di generare insicurezza emotiva, senso di abbandono e una sopravvalutazione (o svalutazione) di sé nei giovani. La fine dell’unione genitoriale può essere elaborata in modo sano solo se adulti responsabili offrono ascolto e punti di riferimento coerenti. Ma, come mostrano i dati, ciò resta spesso un obiettivo mancato.
Supporto psicologico: risposte crescenti a bisogni irrisolti
Un altro segnale di allarme è rappresentato dal crescente ricorso al supporto psicologico da parte dei figli di genitori separati. L’aumento della domanda non coincide necessariamente con una maggiore fragilità individuale, ma piuttosto con l’accrescimento di situazioni di solitudine vissute dai ragazzi nelle famiglie separate o ricomposte.
- Il ricorso alla figura dello psicologo è spesso la via per superare il senso di inadeguatezza e la disconnessione emotiva sperimentata dai minori. - La tendenza è accentuata in modo particolarmente significativo nei casi dove la separazione è avvenuta in modo conflittuale e i figli sono stati coinvolti direttamente nelle dispute tra gli ex coniugi. - Interventi tempestivi di counseling e mediazione familiare potrebbero attenuare i sentimenti di isolamento e favorire una più sana elaborazione della separazione.
L’uso di psicofarmaci tra gli adolescenti: cause e conseguenze
Secondo numerosi studi, compreso il report in oggetto, il rischio di uso di psicofarmaci negli adolescenti aumenta esponenzialmente in presenza di instabilità familiare. L’assunzione di ansiolitici, antidepressivi o stabilizzatori dell’umore nei contesti giovanili non dovrebbe essere un’alternativa alla cura educativa e al dialogo tra adulti e figli.
Tuttavia, la fragilità genitoriale unita alla mancanza di risorse psico-educative solide rischia di innescare circoli viziosi nei quali le terapie farmacologiche diventano la risposta più rapida, ma non la più efficace.
* Cause principali rilevate: - Carenza di figure genitoriali capaci di mediare limiti ed emozioni - Scarsa capacità di affrontare conflitti e frustrazioni - Senso di vuoto derivante dalla rottura degli equilibri familiari - Pressioni e aspettative sociali accentuate dopo la separazione
Rapporti sessuali precoci: la correlazione con il contesto familiare
Uno dei dati più discussi del report riguarda l’età media del primo rapporto sessuale tra gli adolescenti. Si osserva infatti una correlazione tra rapporti sessuali precoci e disfunzioni familiari.
Non si tratta semplicemente di una questione biologica o di costume, ma di un sintomo del bisogno di conferme, affetto e appartenenza. In particolare:
- L’assenza di dialogo o la presenza di messaggi incoerenti circa la sessualità e il rispetto di sé contribuiscono alla tendenza a sperimentare presto. - I ragazzi che vivono la separazione come una frattura non compresa a livello affettivo, cercano spesso altrove quell’approvazione che non trovano in famiglia. - Anche il rapporto conflittuale con la figura paterna o materna diventa un potente predittore di comportamenti a rischio.
Il ruolo percepito del padre nell’esperienza adolescenziale
Uno degli aspetti più delicati riguarda la percezione dell’indifferenza paterna: i figli di genitori separati dichiarano di sentire il padre distante, indifferente o poco coinvolto dalle due alle tre volte più frequentemente rispetto agli altri coetanei.
Questa “assenza” ha ripercussioni notevoli sia sulla percezione di sé da parte dei figli che sullo sviluppo di capacità relazionali equilibrate. Un padre presente, autorevole ma non autoritario, è spesso un fattore protettivo importantissimo contro disagio, insicurezze e comportamenti devianti.
Viceversa, la carenza di contenuti valoriali trasmessi dall’adulto uomo può lasciare spazio al senso di vuoto, alla rabbia inespressa e, infine, a forme di ribellione autolesionistica o all’abbandono scolastico.
Il ruolo degli adulti: competenza educativa e bisogno di dire “no”
Un messaggio forte e chiaro arriva dagli esperti presenti al convegno Endocrinologia Lecce giovani: “mancano adulti capaci di dire dei ‘no’”. Una frase che sottende una crisi diffusa del ruolo educativo – non solo dei genitori, ma di tutte le figure adulte di riferimento.
* Gli adulti, oggi più che mai, faticano ad esercitare un’autorità che sia insieme affettuosa e chiara. Si tende a «essere amici» dei propri figli, a evitare conflitti e a eludere la funzione regolativa che la crescita fisiologicamente richiede. * Dire dei ‘no’ è fondamentale per delimitare i confini, per insegnare ai giovani il valore della frustrazione come occasione di crescita. Le regole non sono strumenti punitivi, ma chiavi di sviluppo della responsabilità personale. * Un adulto autorevole è colui che sa ascoltare, comprendere e, quando necessario, «mettere dei paletti» a tutela della formazione emotiva del figlio.
Il cambiamento sociale, anagrafico e culturale che ha investito la famiglia italiana negli ultimi decenni ha ulteriormente complicato la cornice educativa. L’iperconnessione, la frantumazione dei nuclei tradizionali e l’assenza di tempo condiviso hanno minato l’efficacia della trasmissione di valori, lasciando spesso i ragazzi in balia di modelli alternativi, non sempre costruttivi.
Proposte, prevenzione e strategie di intervento
Alla luce del quadro delineato, quali strade si possono percorrere per invertire la tendenza del disagio giovanile e sostenere in modo efficace i ragazzi in difficoltà? Gli esperti e i relatori del convegno hanno individuato alcune piste operative:
- *Rafforzamento della rete territoriale* di supporto psicologico, per facilitare l’accesso ai servizi anche in una logica di prevenzione primaria. - *Coinvolgimento delle scuole* in progetti di educazione emotiva, sessuale e relazionale, per integrare la funzione della famiglia laddove essa è debole o assente. - *Formazione al ruolo genitoriale* e promozione di spazi di ascolto e mediazione familiare affinché i conflitti non si trasformino in traumi duraturi per i figli. - Sostegno al recupero della funzione paterna e materna secondo modelli di autorevolezza affettuosa, capaci di stabilire regole chiare e un quadro di valori solido. - Creazione di sportelli di ascolto e attività extracurriculari finalizzate a valorizzare le competenze sociali, la resilienza e il senso di responsabilità.
Conclusione: ripartire dalla famiglia consapevole
Il disagio giovanile è un fenomeno complesso e in crescita; ma non inevitabile. Il report presentato a Lecce ci ricorda che la qualità del contesto familiare resta la principale risorsa (o, nei casi critici, vulnerabilità) per le nuove generazioni.
Recuperare il senso della presenza adulta, riabilitare il valore del “no”, investire in formazione e supporto ai genitori: questi sono i pilastri da cui ripartire. Una famiglia imperfetta ma consapevole, capace di dialogo e coerenza, può ancora rappresentare il punto di appoggio per una società più sana e una gioventù più solida.
In definitiva, il futuro del benessere giovanile passa da qui: dal coraggio di guardarsi dentro, dalle responsabilità condivise, dalla fiducia in un nuovo patto educativo tra generazioni.