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L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando (e minacciando) il modello di business del Web: l’allarme di Matthew Prince (Cloudflare)
Editoriali

L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando (e minacciando) il modello di business del Web: l’allarme di Matthew Prince (Cloudflare)

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Dal crollo del traffico ai siti al fenomeno delle ricerche senza click: analisi delle dichiarazioni di Cloudflare e delle prospettive per il futuro economico di Internet

L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando (e minacciando) il modello di business del Web: l’allarme di Matthew Prince (Cloudflare)

Indice dei contenuti - Introduzione: Uno scenario in rapido mutamento - Il modello tradizionale del business web e la crisi attuale - L’impatto dell’intelligenza artificiale sulla fruizione dei contenuti online - Le dichiarazioni di Matthew Prince (Cloudflare) - La dinamica dei rapporti fra pagine scansionate e visite effettive - Google e il fenomeno delle ricerche senza click - I giganti dell’IA: OpenAI, Anthropic e la questione dello scraping - Cloudflare AI Labyrinth: difesa o nuova frontiera? - I rischi per editori, imprese e l’intera economia di Internet - Prospettive future: quale modello di business per il web del 2025? - Conclusioni: Serve un nuovo patto digitale

Introduzione: Uno scenario in rapido mutamento

L'avvento dell'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modello di business sul quale il web ha prosperato negli ultimi 30 anni. Lo scenario è quantomai critico: editori ed aziende digitali si ritrovano oggi a fronteggiare una rapida erosione del traffico e delle fonti di reddito che, fino a pochi anni fa, sembravano solide e difficilmente intaccabili. Il recente allarme lanciato da Matthew Prince, CEO di Cloudflare – una delle aziende cardine delle infrastrutture di Internet – rilancia il tema, gettando luce su fattori come le ricerche senza click, i processi di scraping massivo operati dalle IA, e l’urgente bisogno di ripensare i paradigmi economici della Rete.

Il modello tradizionale del business web e la crisi attuale

Fino a pochi anni fa, la maggior parte dei siti web si reggeva grazie a un modello relativamente stabile: - I contenuti venivano creati per attrarre visitatori sulle pagine - Il traffico generato consentiva la monetizzazione tramite pubblicità, abbonamenti o vendita di prodotti/servizi - Google, attraverso il suo motore di ricerca, era il principale canale di accesso ai contenuti web

In poche parole, il web era un ecosistema basato sulla visibilità e sul click: più pagine visitate si traducevano in più pubblicità visualizzata, conseguenti introiti per editori, testate e imprese digitali. Questo meccanismo virtuoso – ormai dato per scontato – alimentava l’intera economia del web.

Tuttavia, l’avvento di tecnologie come ChatGPT, e piattaforme simili, ha introdotto un nuovo elemento di rottura. I modelli di intelligenza artificiale non solo raccolgono dati e contenuti massivamente tramite scraping, ma producono risposte esaustive direttamente sulle piattaforme di ricerca, annullando la necessità per l’utente di visitare i siti d’origine. Questo meccanismo si traduce in un crollo verticale del traffico qualificato verso i siti web.

L’impatto dell’intelligenza artificiale sulla fruizione dei contenuti online

L'intelligenza artificiale ha modificato radicalmente il modo in cui gli utenti accedono alle informazioni online. Se prima la ricerca su Google portava inevitabilmente a una serie di click su vari siti per raccogliere informazioni, oggi la risposta si trova spesso già nei cosiddetti "featured snippet" o in macro-box dedicate, dove l’utente ottiene ciò che cercava senza mai uscire dalle pagine di Google.

Questo fenomeno ha raggiunto proporzioni mai viste: secondo recenti statistiche citate da Cloudflare, il 75% delle ricerche restituisce una risposta direttamente sulla pagina dei risultati, riducendo ancor più le probabilità che un utente faccia click su un link organico.

Ma il vero salto evolutivo lo stanno compiendo gli LLM (Large Language Models) come quelli di OpenAI (ChatGPT) o Anthropic (Claude). Questi strumenti sono in grado di sintetizzare e aggregare informazioni provenienti da migliaia di fonti, spesso senza restituire nulla in termini di traffico ai creatori dei contenuti originali. E così, il ciclo virtuoso che alimentava l’economia dei contenuti digitali rischia una brusca interruzione.

Le dichiarazioni di Matthew Prince (Cloudflare)

Matthew Prince, CEO e co-fondatore di Cloudflare, è intervenuto recentemente su questi temi sottolineando come «il modello economico che ha sostenuto il web per trent’anni sia ormai insostenibile». Prince ha spiegato che:

> «Assistiamo a un rapido aumento della divergenza tra il numero di pagine scansionate dai bot dei motori di ricerca o delle IA e il numero effettivo di visite umane. Questo differenziale sta crescendo a dismisura, mettendo in crisi la sostenibilità economica di editori e creatori di contenuti».

Le sue dichiarazioni si inseriscono in un contesto già fortemente critico, ove l’utilizzo di tecniche avanzate di scraping da parte degli attori dell’intelligenza artificiale sta incrementando in maniera esponenziale il consumo di risorse dei siti – senza corrispondere alcun vantaggio in termini di visibilità e redditività.

La dinamica dei rapporti fra pagine scansionate e visite effettive

L’allarme lanciato da Cloudflare trova riscontro in dati concreti: solo pochi anni fa, il rapporto tra pagine scansionate dai crawler di Google e visite effettive era di circa 2:1. Oggi, questo rapporto è schizzato a 6:1, segno di un’attività di indicizzazione e scraping sempre più aggressiva rispetto ai risultati effettivi generati per i siti.

Ma il dato più sorprendente riguarda i nuovi attori della scena IA: - OpenAI registra un rapporto di 250:1 tra pagine scansionate e traffico restituito. - Anthropic, secondo Prince, arriva addirittura a 6000:1.

Questi numeri indicano che per ogni 6000 pagine consultate dal sistema IA di Anthropic, soltanto una viene effettivamente visitata da un essere umano indirizzato dal sistema stesso. Un dato che simbolizza la crisi profonda del modello di business attuale del web, sempre più svincolato dal concetto di visita umana, ovvero l'unica davvero monetizzabile.

Google e il fenomeno delle ricerche senza click

Un ulteriore elemento di criticità è rappresentato dal cosiddetto "zero-click search". Secondo le ultime analisi di settore, il 75% delle ricerche su Google oggi si conclude senza alcun click verso siti esterni. Gli utenti trovano quello che cercano direttamente nei box predisposti da Google, nelle risposte rapide o negli snippet di testo estratti da altri siti.

Questo fenomeno si traduce in un progressivo indebolimento del traffico verso i siti di origine, mettendo a rischio tutti coloro che si affidano ad esso per la propria sopravvivenza economica. Alcuni settori – tra cui news, salute, cultura, cooking e guide – risultano già gravemente colpiti, mentre le società più piccole, prive di brand importanti o capacità di fidelizzazione, rischiano letteralmente di scomparire dagli orizzonti digitali.

### Ricerche Google senza click: uno scenario allarmante - Crescita degli snippet che rispondono direttamente ai quesiti - Riduzione drastica delle visite verso gli editori - Calo dei ricavi pubblicitari per i siti web

Questo trend risulta ancor più accentuato da quando anche le IA generative forniscono risposte senza appoggiarsi ai portali di origine dei contenuti.

I giganti dell’IA: OpenAI, Anthropic e la questione dello scraping

L’impatto delle piattaforme di IA generativa è ormai sotto gli occhi di tutti. Sistemi come ChatGPT (OpenAI) e Claude (Anthropic) utilizzano massivamente lo scraping per "nutrirsi" di dati, testi e contenuti provenienti dal web, necessari per addestrare i loro modelli linguistici.

Questa pratica, fino a pochi anni fa tollerata nella misura in cui i motori di ricerca restituivano traffico ai siti, oggi è percepita quasi esclusivamente come un costo: le IA accumulano informazioni e le restituiscono in forma rielaborata agli utenti senza offrire nulla in cambio ai produttori originari.

Matthew Prince punta il dito proprio su questo squilibrio. Un rapporto di 250:1 (OpenAI) o addirittura di 6000:1 (Anthropic) rappresenta una distorsione senza precedenti nell’economia dell’informazione digitale. Gli editori, in pratica, forniscono gratuitamente contenuti che vengono monetizzati da piattaforme IA di terze parti, senza ricevere alcun ritorno.

#### OpenAI scraping web: una sfida ancora aperta

Questa situazione solleva molteplici interrogativi di carattere etico, legale e persino tecnologico: - Come possono i creatori di contenuti tutelare il proprio lavoro? - È possibile “bloccare” lo scraping aggressivo da parte delle IA? - Servono regole nuove o accordi economici tra piattaforme di IA e proprietari dei contenuti online?

Cloudflare AI Labyrinth: difesa o nuova frontiera?

In risposta a queste problematiche, Cloudflare ha lanciato AI Labyrinth, un servizio destinato a ostacolare e mitigare le azioni degli scraper IA. Si tratta di una piattaforma progettata per complicare il lavoro dei bot che raccolgono dati dai siti web senza autorizzazione, implementando barriere tecnologiche in grado di distinguere tra il traffico lecito e quello “predatorio”.

AI Labyrinth rappresenta una delle prime soluzioni concrete pensate per difendere l’ecosistema di Internet dalla minaccia dello scraping massivo da parte dell’intelligenza artificiale.

### Cos’è Cloudflare AI Labyrinth? - Sistema di protezione contro scraping IA - Tecnologie avanzate di riconoscimento dei bot - Maggior controllo sui dati raccolti dai crawler

Questo servizio, sebbene ancora agli inizi, costituisce un chiaro segnale: la partita tra IA e creatori di contenuti è appena cominciata e richiede strumenti nuovi, tecnici e normativi, per essere gestita.

I rischi per editori, imprese e l’intera economia di Internet

Le conseguenze, come rimarcato più volte da Matthew Prince, sono potenzialmente devastanti: - Calo vertiginoso delle entrate pubblicitarie: Senza traffico non si generano impression e quindi ricavi - Disincentivo alla produzione di contenuti di qualità: Senza visibilità, gli editori saranno meno propensi a investire nella ricerca e nella scrittura - Polarizzazione del mercato: Solo i grandi brand riusciranno a sopravvivere scalzando i piccoli editori

Il rischio maggiore è quello di una progressiva “desertificazione” del web, dove l’innovazione e la varietà di fonti cederanno il passo a una manciata di grandi piattaforme di IA e motori di ricerca.

### Impatto AI traffico web: i numeri della crisi - Riduzione media del traffico organico sui siti tra il 20% e il 50% - Settori editoriali più colpiti: news, guide pratiche, culture, lifestyle - Difficoltà crescenti per nuovi business digitali ad affermarsi

Prospettive future: quale modello di business per il web del 2025?

Il dibattito è aperto e le soluzioni ancora poche. Tuttavia, secondo gli addetti ai lavori, il futuro non può che passare attraverso: - Nuove normative a tutela dei diritti di autore anche per i dati utilizzati dalle IA - Modelli di revenue sharing tra piattaforme IA e produttori di contenuti - Potenziamento degli strumenti tecnici per riconoscere e limitare lo scraping non autorizzato

### Futuro business siti web: tra incertezza e possibilità Alcuni editori stanno già esplorando strade alternative, come la vendita di accessi via API, alleanze fra piccoli e medi publisher, o la sperimentazione di formule ad abbonamento. Altri propongono accordi diretti con le piattaforme di IA per la concessione (o diniego) dell’utilizzo dei propri dati.

In questo scenario, aziende come Cloudflare giocano un ruolo chiave nella difesa dell’ecosistema digitale, ma sarà necessario un approccio sinergico tra tecnica, regolamentazione e cooperazione economica.

Conclusioni: Serve un nuovo patto digitale

Il messaggio lanciato da Cloudflare è chiaro: “Il web così come lo conosciamo è a rischio estinzione, a meno di un intervento urgente e coordinato”. Serve un nuovo patto fra piattaforme tecnologiche, creatori di contenuti e autorità indipendenti. L’obiettivo deve essere quello di: - Garantire equità tra chi produce valore e chi lo distribuisce - Evitare che l’innovazione si trasformi in una minaccia per la sostenibilità dell’ecosistema web - Preservare pluralismo, diversità e qualità informativa online

Per farlo bisognerà andare oltre la semplice opposizione IA vs. editori, cercando invece soluzioni innovative che sappiano premiare la collaborazione e la trasparenza. Cloudflare, con il suo AI Labyrinth, ha lanciato il primo sasso. Ora tocca a tutti i protagonisti del web raccogliere la sfida e costruire insieme il futuro del business digitale.

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