Quando la colpa non è (solo) dei docenti: rompere il mito ingiusto contro il corpo insegnante
Indice dei contenuti
1. Introduzione: Una ricorrenza importante per la scuola italiana 2. La ricorrente accusa ai docenti: un capro espiatorio per i mali della società 3. Analisi delle principali colpe attribuite alla scuola - Inclusione scolastica e responsabilità - I reati efferati e la presunta fallacia educativa 4. Le radici storiche delle accuse ingiustificate 5. Il vero ruolo educativo degli insegnanti nella società 6. Le responsabilità della società verso la scuola 7. La voce della 'Tecnica della Scuola': un appello necessario 8. Verso una nuova cultura delle responsabilità condivise 9. L'importanza di una narrazione equilibrata sui media 10. Conclusione: Ricordare i 76 anni di storia e guardare al futuro
Introduzione: Una ricorrenza importante per la scuola italiana
Nel giorno del 76° anniversario della prestigiosa testata ‘Tecnica della Scuola’, è opportuno soffermarsi su un tema che, purtroppo, continua a dominare il dibattito pubblico: l’attribuzione alla scuola e ai suoi docenti di colpe che spesso travalicano il loro ambito di responsabilità. In occasione di questo traguardo editoriale significativo, la redazione ha lanciato un appello forte e chiaro contro il ritornello ingrato secondo cui “è sempre colpa dei docenti” per i principali problemi sociali del nostro Paese. Ma è davvero questa la realtà?
La ricorrente accusa ai docenti: un capro espiatorio per i mali della società
La scuola come capro espiatorio: sembra essere questa la narrazione più facile e più diffusa ogni qualvolta emergano problemi gravi, siano essi di tipo sociale, educativo o perfino criminale. Emblematico, in questo senso, è il ruolo che la scuola e i suoi operatori assumono nella discussione pubblica:
- Si accusa la scuola di essere causa di mancata inclusione - Si tacciano i docenti di inefficacia educativa - Li si ritiene addirittura responsabili di reati efferati che avvengono tra i giovani
La ‘Tecnica della Scuola’ sottolinea con forza l’ingiustizia di simili accuse, spesso frutto di una visione superficiale e scorciatoia di analisi.
Analisi delle principali colpe attribuite alla scuola
### Inclusione scolastica e responsabilità Uno dei temi caldi sui quali la scuola viene spesso posta all’indice è quello dell’inclusione scolastica. La richiesta di una scuola sempre più capace di accogliere ogni diversità, di rispondere alle esigenze di ogni studente, è sacrosanta e rappresenta una delle grandi conquiste della cultura democratica.
Tuttavia, addossare sulle spalle dei soli insegnanti la responsabilità di un’eventuale mancata inclusione è profondamente errato. Le dinamiche dell’esclusione e dell’emarginazione spesso trovano radici nel tessuto sociale, nella struttura stessa delle famiglie, nelle diseguaglianze economiche e nell’assenza di servizi sociali di sostegno.
Gli insegnanti operano in un contesto spesso privo di risorse adeguate: - Classi sovraffollate - Supporto specialistico insufficiente - Formazione continua richiesta ma difficilmente offerta - Stress da carico emotivo e burocratico
### I reati efferati e la presunta fallacia educativa Il fenomeno della criminalità minorile, con casi drammatici balzati alle cronache, viene troppo spesso semplicisticamente ricondotto a una presunta “cattiva scuola” o a docenti incapaci di trasmettere valori. Si dimentica che, nella stragrande maggioranza dei casi, la scuola rappresenta l’unico presidio educativo in contesti di forte disagio familiare e sociale.
La prevenzione del disagio giovanile deve essere compito condiviso tra scuola, famiglia, servizi sociali, forze dell’ordine e comunità locale. Attribuire ogni fallimento educativo esclusivamente ai docenti significa ignorare la complessità del problema e, soprattutto, deresponsabilizzare altre agenzie e figure fondamentali.
Le radici storiche delle accuse ingiustificate
La tendenza ad addebitare alla scuola e agli insegnanti ogni criticità non è un fenomeno recente. Analizzando la storia della scuola italiana, emergono numerosi passaggi nei quali il corpo docente è stato chiamato in causa in modo ingiusto e pretestuoso.
Fin dall’Unità d’Italia, la scuola pubblica è stata considerata il luogo della formazione del cittadino. Con il tempo, le aspettative nei confronti dell’istituzione scolastica sono cresciute in misura tale da renderla, spesso, il vero e proprio “crocevia delle attese” del Paese. Ogni fallimento sociale – dalla criminalità all’emarginazione, dalla disoccupazione alla crisi dei valori – è stato considerato una sconfitta della scuola.
A ciò ha contribuito anche una certa narrazione politica, secondo cui la “buona scuola” sarebbe in grado di risolvere ogni problema sociale esistente. Questa visione iperresponsabilizzante ha finito per caricare i docenti di aspettative irraggiungibili, senza offrire strumenti concreti o riconoscimenti adeguati.
Il vero ruolo educativo degli insegnanti nella società
Per contrastare la retorica della “colpa dei docenti”, è indispensabile ribadire il vero ruolo educativo dell’insegnante nella società italiana di oggi. Il docente è, innanzitutto, un facilitatore dell’apprendimento e della crescita personale, non un demiurgo in grado di plasmare da solo l’intera esistenza degli studenti.
Le competenze richieste sono molteplici: - Capacità di trasmettere conoscenze, ma anche di valorizzare la diversità - Gestione delle dinamiche relazionali e della multiculturalità - Educazione ai valori democratici e costituzionali - Attenzione alle fragilità e ai bisogni speciali
Tutto ciò richiede un sostegno forte e costante da parte della società nel suo insieme. Pensare che il docente possa supplire, da solo, alle carenze di altri attori (famiglia, servizi, comunità) significa perpetuare una visione miope e, purtroppo, destinata al fallimento.
Le responsabilità della società verso la scuola
Una società matura riconosce che la scuola non è un’isola autosufficiente. Al contrario, essa riflette e, spesso, amplifica tendenze, criticità e punti di forza della collettività. Il nesso tra scuola e società italiana è stretto, bidirezionale e mai univoco.
Le principali responsabilità della società verso la scuola sono:
1. Investire adeguatamente nell’istruzione, riconoscendo il lavoro degli insegnanti come centrale alla crescita comune; 2. Promuovere il dialogo tra scuola, famiglia e territorio, evitando la tentazione del “tutti contro tutti”; 3. Sostenere la formazione e l’aggiornamento professionale dei docenti con politiche concrete e continuative; 4. Valorizzare il ruolo degli insegnanti, anche sul piano sociale e culturale.
La voce della 'Tecnica della Scuola': un appello necessario
Nel suo editoriale pubblicato nel giorno del 76° compleanno, la ‘Tecnica della Scuola’ richiama con forza l’attenzione sulle responsabilità condivise. Attraverso la sua autorevolezza e il suo storico impegno, richiama opinione pubblica e politica a riflettere sull’ingiustizia di caricarsi degli insegnanti di colpe che non sono (e non possono essere) solo loro.
L’articolo indica alcune direttrici chiare:
- Gli insegnanti non devono essere caricati di responsabilità che non hanno: il loro contributo è vitale, ma richiede sinergia con altre forze sociali. - La narrazione delle “colpe della scuola” va ripensata, superando slogan e luoghi comuni che non aiutano né il sistema scolastico né la società.
Verso una nuova cultura delle responsabilità condivise
In linea con quanto suggerito dalla ‘Tecnica della Scuola’, occorre diffondere una nuova cultura della corresponsabilità:
* Il sistema educativo non è l’unico protagonista del destino delle nuove generazioni; * Famiglia, istituzioni, media, enti locali e terzo settore devono agire come alleati e non come accusatori; * Ogni intervento educativo deve essere co-progettato, monitorato e sostenuto con continuità.
In quest’ottica, la responsabilità della scuola nella gestione dei problemi sociali va ridimensionata in modo equilibrato. Solo così si potrà ripristinare un rapporto di fiducia tra scuola e società, fondamentale per il futuro del Paese.
L’importanza di una narrazione equilibrata sui media
La responsabilità della narrazione pubblica è enorme. Molti media italiani, soprattutto in occasione di fatti eclatanti (reati, bullismo, insuccessi formativi) tendono a puntare il dito contro la scuola, senza analizzare nel profondo le cause dei fenomeni. Invece, sarebbe necessario sviluppare un’informazione più equilibrata, che sappia restituire la complessità del problema e il valore del lavoro docente.
Una narrazione equilibrata si fonda su alcuni punti:
- Raccontare le esperienze positive e virtuose che spesso restano nell’ombra - Valorizzare le storie di successo educativo e d’inclusione - Analizzare in modo critico, ma non pregiudiziale, le difficoltà riscontrate dai docenti - Favorire il confronto costruttivo tra scuole, famiglie e società
Conclusione: Ricordare i 76 anni di storia e guardare al futuro
Nel celebrare i 76 anni della ‘Tecnica della Scuola’, occorre ricordare quanto questa testata abbia contribuito a mantenere viva e alta l’attenzione sulla dignità e il valore della professione docente. Solo ripensando in maniera profonda il rapporto tra scuola e società potremo rispondere a tono al ritornello ingrato della “colpa dei docenti”.
È tempo di superare una narrazione tossica e improduttiva: la scuola non deve essere usata come capro espiatorio per ogni disfunzione sociale, ma riconosciuta come una delle colonne portanti della crescita democratica. Occorre dunque valorizzare il ruolo degli insegnanti e favorire una cultura della responsabilità condivisa: solo così la scuola italiana potrà davvero affrontare, insieme alla società tutta, le sfide del futuro.
In un’epoca di profonde trasformazioni, la voce della ‘Tecnica della Scuola’ rimane un punto di riferimento essenziale. Sta a noi tutti ascoltarla, fare tesoro delle sue riflessioni e lavorare – insieme – per una scuola italiana finalmente libera da pregiudizi e ingiusti carichi di responsabilità.